Il 22 novembre del 1968 i Beatles pubblicarono il loro nono album, passato alla storia con l’appellativo di “White Album” per la celebre copertina bianca ideata da Richard Hamilton. In realtà il disco si intitola semplicemente “The Beatles”, ed è il primo doppio album nella carriera del gruppo; infatti da noi molti lo chiamano “Doppio Bianco”.

Andò dritto al primo posto in classifica sia in Gran Bretagna che negli USA, dove però arrivò nei negozi solo tre giorni più tardi.

Così ne scrive Franco Zanetti nel libro “Soul e rivoluzione” (Giunti, 2018):

“Attualmente il revisionismo critico vede il Doppio Bianco in una fase di rivalutazione; quella che a lungo è stata considerata frammentarietà stilistica viene oggi più spesso salutata come prodigiosa ecletticità.

Come a suo tempo evidenziarono positivamente Jann Wenner su ‘Rolling Stone’ (‘in questo album ci sono la storia e la sintesi della musica occidentale’) e negativamente Robert Christgau su ‘The Village Voice’ (‘un pastiche di esercizi stilistici’), le canzoni del disco spaziano liberamente fra hard rock e vaudeville, blues e country&western, ska e ballads, folk, psichedelia e sperimentazione elettronica,  pop ‘impegnato’ e leggero, bozzetti cronachistici, ritrattini sarcastici e confessioni private, intercalate da episodi meno facilmente classificabili e da ovvi riempitivi.

E se John Lennon ha sentenziato che il ‘White Album’ non è per niente un disco dei Beatles ma una raccolta di canzoni soliste dei quattro componenti, David Quantick, che all’album ha dedicato un libro, sintetizza così: ‘Nelle sue quattro facciate di vinile il ‘White Album’ ha inventato qualcosa di nuovo nel mondo della popular music’”.

 

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