Parsifal è il sesto album e uno tra i più noti LP dei Pooh, uscito nell'estate del 1973. E’ il primo album senza Riccardo Fogli, sostituito al basso dal giovanissimo chitarrista Bruno Red Canzian, già leader di una band rock-progressive, i Capsicum Red.
Il personaggio a cui Camillo Facchinetti detto Roby, Donato “Dodi” Battaglia, Stefano D’Orazio e Bruno Canzian si ispirano è il simbolo wagneriano della follia allo stato puro, il Cavaliere del Graal che ha sacrificato la propria esistenza nel tentativo di redimere l'umanità. I Pooh con questo Lp vogliono dimostrare che l'album non è solamente il contorno ai 45 di particolare successo, nel caso specifico Infiniti noi e Io e te per altri giorni . Senza Riccardo Fogli gli equilibri all'interno della band si stabilizzano e le tematiche affrontate nel Lp sono più originali e sofisticate rispetto ai testi tardo-adolescenziali dell'album precedente. Ma dell'eroe del destino si parla solamente nel brano omonimo, un inno alla pace, di 10 minuti, con una lunghissima seconda parte strumentale, nel quale risaltano le magnifiche atmosfere orchestrali, associate alle chitarre distorte di un sempre più promettente Dody Battaglia.
L'anno, il posto, l'ora coglie il momento nel quale il pilota si accorge che il suo aereo si sta per schiantare al suolo. Si tratta del brano di apertura, introdotto da Red, la seconda strofa è interpretata da Roby; sul disco partecipa anche Valerio Negrini, accompagnando la voce di Dody nella terza strofa; dopo l'inciso, cantato coralmente, c'è un lunghissimo monologo solista di Dody, fino alle ultime due strofe, interpretate da Roby e Red, una a testa. In Lei e lei si parla di una relazione a triangolo. Come La locanda, anche questo brano vede la musica firmata da Dody Battaglia, che si ritaglia un maggiore spazio al fianco di Roby Facchinetti come autore.
L'album è presente nella classifica dei 100 dischi italiani più belli di sempre secondo Rolling Stone Italia alla posizione numero 58.
Curiosità:
Con questo album, i Pooh – spinti dal produttore Giancarlo Lucariello – si cimentano in un rock sinfonico in chiave italiana. Tuttavia Facchinetti e compagni si erano già fatti accompagnare dall’orchestra in “Alessandra” e nell’ultimo tour con Fogli nei teatri, dal Petruzzelli di Bari al Sistina di Roma, al Lirico di Milano.
“Parsifal” è una suite lunga dieci minuti, divisa in due parti (la seconda solo strumentale), con un testo in puro stile progressive italiano. Un pianoforte classicheggiante introduce il cantato, poi su un tappeto di mellotron – il glorioso M 400 – Dodi Battaglia stappa uno dei tre assoli di questo brano, che restano tra le migliori schitarrate del pop italiano anni Settanta. Il secondo assolo traghetta sulla sponda strumentale, una sorta di “Concerto grosso” made in Pooh, con Dodi che baroccheggia alla Nico di Palo. Ma il bello deve ancora venire: il solo numero tre – quello maggiormente ispirato – dà a Battaglia tutto quel che è di Battaglia, e anche di più.
Originariamente “Parsifal” era stato scritto come colonna sonora di un film. Tuttavia non se ne fece nulla e i Pooh decisero di reinventare ed ampliare il brano Contrasto del 1969, dall'omonimo disco, per la suite strumentale che chiude il disco.
Tutti i pezzi dell’album vedono la partecipazione di Valerio Negrini ai testi, l’ex batterista divenuto paroliere del quartetto, recentemente scomparso lo scorso Gennaio.
Esiste una prima versione di L'anno, il posto, l'ora del 1972, solo live, nella quale una delle strofe è cantata da Riccardo Fogli e non da Red Canzian, con parole completamente diverse. Il ritornello recita "Yesterday is gone".
L’immagine di copertina è fornita dall’archivio del museo teatrale Alla Scala di Milano, mentre il retro presenta le foto dei quattro Pooh sulle mura e all’interno di un castello, vestiti da cavalieri medioevali. La prima stampa in vinile include un libretto con foto dei componenti del gruppo e crediti del disco.
Racconta oggi Facchinetti: ”… l'album che più ci ha rappresentati è 'Parsifal'. Tutti gli elementi si sono integrati alla perfezione – testi, musiche, gruppo, gli arrangiamenti del Maestro Monaldi. L'orchestra sicuramente sottolineava l'aspetto armonico e melodico, ma con la personalità di un gruppo: d'accordo gli archi, ma si dovevano sentire anche i suoni distorti, la chitarra di Dodi, la forza e la spinta del gruppo. Per quanto mi riguarda, scoprii che comporre le musiche pensando all'apporto dell'orchestra mi piaceva e mi riusciva facile, mi sono trovato molto a mio agio soprattutto quando tutti noi abbiamo capito che quella strada poteva darci molto".