Settembre 1973 – L’etichetta discografica Numeri Uno pubblica l’ottavo album discografico di Lucio Battisti: Il nostro caro angelo. Il disco, la cui registrazione coincise con la nascita del primo ed unico figlio di Lucio, Luca, è uno scrigno che contiene gioielli imprescindibili per chi ama la musica italiana nel senso meno classico del termine.

La copertina destò subito scalpore a causa della nudità di alcuni personaggi raffigurati, ma questa scelta fu motivata dalla linea di pensiero legata al rispetto delle tradizioni e dei costumi, temi molto cari al duo Battisti – Mogol (autore dei testi). 

Le tematiche affrontate nei testi sono le più disparate: dall’amore alla sfida alla Chiesa Cattolica, dalla critica verso il consumismo al disdegno per una meschina società urbana a cui si contrappone la semplice e genuina vita di campagna

Il nostro caro angelo fu il secondo album più venduto in Italia nel 1973 dietro al suo stesso album Il mio canto libero, il successo commerciale fu trainato da due brani divenuti poi classici del repertorio battistiano: la title-track e La collina dei ciliegi. Rimase al primo posto in classifica per undici settimane non consecutive fra il Novembre del 1973 e il Febbraio del 1974 precedendo quello che fu considerato il vero capolavoro di Lucio: Anima Latina.

Eccovi alcune curiosità sull'album:

• Il brano di apertura, La collina dei ciliegi, è un classico battistiano, una delle tante canzoni “eterne” destinate a rimanere impresse nelle menti delle generazioni a venire: un testo meraviglioso scritto da Mogol supportato da pochi accordi di chitarra elettrica non distorta. Nel verso “planando sopra boschi di braccia tese” qualcuno trovò dei riferimenti filofascisti, ossia quelle “braccia tese” che avrebbero dovuto simboleggiare il saluto romano. Il legame tra Battisti e l’estrema destra fu uno dei tanti miti creati attorno a questo personaggio, anche se lui ha sempre smentito ogni militanza e impegno politico e vicinanza ideologica col fascismo.

Ma è un canto brasileiro è una critica alla società consumistica del tempo.

Il nostro caro angelo, secondo quanto dichiarato dallo stesso Mogol, ha un significato critico nei confronti della Chiesa cattolica:


« Il nostro caro angelo è un discorso contro la Chiesa! Il nostro caro angelo è l'ideale. Voglio dire che l'ideale dell'uomo è distrutto man mano che si vive, perché è chiaro che chi vive con le ali viene ferito. Allora si mettono i remi in barca e si comincia a fare il discorso del compromesso; qui c'è proprio il tentativo di difendere questo ideale, le ali bianche non servono più. L'uomo condannato da questa Chiesa, visto come un peccatore, oscura sempre di più: è un discorso contro la Chiesa fatto con mezzo milione di copie, è un discorso sociale, assolutamente. »


• Sorprendente è la scelta artistica de La canzone della terra, con un ritmo tribale tambureggiante che fa da base ritmica al pezzo e la voce del cantante in sottofondo nella prima parte del pezzo.

• Ne Le allettanti promesse si delinea perfettamente il carattere battistiano, la sua misantropia, la sua pascoliana chiusura nel nido familiare e l’incapacità di inserirsi in contesti sociali giudicati soffocanti.

Io gli ho detto no è una canzone d’amore con retrogusto quasi progressive, che mette a nudo quanto Battisti fosse attento a quello che accadeva musicalmente all’estero, specialmente oltremanica.

• Chiude questo splendido album Questo inferno rosa, un’altra splendida canzone d’amore che ingiustamente non ebbe l’impatto col grande pubblico che ebbero suoi pezzi più fortunati, ma forse questo accresce il valore del brano.