Frutta e verdura, non è questione di vegetarismo, ma un episodio musicale che distinguendosi tra tutti gli altri, rappresenta al meglio e per sempre, come un sigillo, la Mina di quel periodo. Tuttavia il vero miracolo è che ancora oggi risulta attuale, a distanza di quarant'anni dalla sua pubblicazione: 1973. Si  tratta di un disco di qualità, tecnicamente curato e confezionato come meritava La Signora della Canzone Italiana, che offre non “solo” voce ma tanto “altro”: contenuti, interpretazione ed arrangiamenti, sempre coinvolgenti, mai banali o trascurabili. E questo "altro" Mina lo ha offerto generosamente soprattutto nelle produzioni degli Anni Settanta, in particolare in questo album ed in “Amanti di valore” dello stesso anno. 

In "Frutta e verdura" Mina si avvale di ottimi autori e compositori, un vero e proprio concentrato di italianità:  si va da Alberto Testa ( autore tra le altre di Quando quando quando ) a Dario Baldan Bembo (talentuoso compositore e tastierista), da Andrea Lo Vecchio ( autore della celeberrima E poi… ) a Shel Shapiro ( cantante dei Rokes ), dal grande Giorgio Calabrese ( è sua la traduzione di Aguas de março ) a Pino Donaggio, da Jobim ( O Maestro della musica brasiliana ) al fedele Pino Presti che da solo arrangia ben otto dei dieci pezzi presenti nel disco. Qui, come in Amanti di valore, spiccano i ritratti di DONNA che emergono dai testi delle canzoni, dipinti così bene nell'inquietudine del loro vivere quotidiano.

 E che dire  dell'impianto musicale che esalta le percezioni, asseconda ed enfatizza il significato dei testi a cui Mina, con un'interpretazione senza eguali, intensa ed accattivante, aggiunge valore e credibilità.

Curiosità:

  • La prima versione di questo album apparve nell'autunno del 1973 insieme ad Amanti di valore, secondo la consueta doppia emissione discografica annuale di Mina. Entrambi i 33 giri erano avvolti in un poster pieghevole che fungeva da sovra copertina, ricco di bellissimi primi piani dell'artista;
  •   Fa' qualcosa – Un amante appannato, stanco e svogliato viene investito da un moto di ribellione molto efficace e soprattutto molto femminile. L'esortazione ad agire, a tornare a vivere, fino alla minaccia di "dare fuoco alla casa"  se le cose non dovessero cambiare. "Una donna puoi tradirla, non dimenticarla come fai con me": la chiave di volta del pezzo;
  •  Non tornare più – "Quando un bene è consumato è povertà", inutile insistere. Quindi non rimane che concedere ancora una notte d'amore al proprio uomo dopo averlo messo in guardia: "Sarà l'ultima!". Il testo vede la firma del compianto Califfo;
  •  Domenica sera – Una storia molto ordinaria e comune quella relegata ad uno stralcio di domenica in cui un arrogante e lunatico lui e una rassegnata e remissiva lei alla fine "risolvono" la serata nel più classico dei modi: Il più usato e abusato, da sempre, per rimettere tutto in ordine… fino alla prossima schermaglia;
  •  E poi… – E un pezzo di successo, ormai un classico, il più "minoso" e pop di tutto l'album. Eterne promesse, languide carezze… Ancora sesso? Basta! Che senso ha, se ormai c'è già un altro all'orizzonte?
  •   La pioggia di marzo (Aguas de Março) – Non si può dire nulla, bisogna solo ascoltarla, le parole sono già tante e tutte dentro la canzone. Una preziosa perla brasiliana ormai famosa in tutto il mondo che porta la firma del maestro Tom Jobim.